
E’
sintomatico che, quando il 14 settembre 1964, per l’inaugurazione della III
sessione del Concilio, il papa salutò le uditrici (“le nostre amate figlie in
Cristo…alle quali per la prima volta è stata data la facoltà di partecipare ad
alcune adunanze del Concilio”), in realtà di uditrici in aula non c’era neppure
l’ombra. Motivo? Non erano ancora state designate: infatti le prime nomine
ufficiali avvennero dopo il 21 settembre. Perché – si chiede l’Autrice - questa
clamorosa sfasatura dei tempi? “E’ difficile dirlo se non ipotizzando la
resistenza di alcune personalità della Curia a far partecipare le donne” ad una
assemblea costituita da soli maschi.
Sta di fatto che la prima donna ad entrare in
aula il 25 settembre 1964 fu una laica francese, Marie-Louise Monnet,
fondatrice del MIASMI (“Mouvement International
d’Apostolat des Milieux Sociaux Indépendants”), sorella di Jean, uno dei padri fondatori
dell’Unione Europea.
Nonostante Paolo VI, l’8 settembre 1964 a Castel
Gandolfo, avesse parlato di rappresentanze femminili al Concilio certamente
“significative” ma “quasi simboliche”, non avendo diritto né di parola né di
voto, ben presto queste ventitre straordinarie “madri del Concilio”, salutate
con enfasi da alcuni “padri conciliari” con le parole “carissimae sorores”,
“sorores admirandae” o “pulcherrimae auditrices”, trovarono il
modo di partecipare in modo attivo e propositivo ai gruppi di lavoro,
presentando memorie scritte e contribuendo con la loro cultura e sensibilità
alla stesura dei documenti, in particolare di quelli riguardanti temi come la
vita religiosa, la famiglia e la presenza dei laici (uomini e donne) nella
Chiesa e nella società o, più semplicemente e prosaicamente, invitando a pranzo
vescovi influenti ai quali comunicare i propri “desiderata”. In ciò
incoraggiate dalla Segreteria di Stato che, nel settembre 1964, chiarì che la
loro presenza non doveva essere intesa in senso passivo, essendo esse invitate
a dare un apporto di studio e di esperienza alle commissioni incaricate di
ricevere e di emendare gli schemi destinati alle sessioni conciliari.
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