(…..) Vogliamo ora cercare il punto giusto per fare leva con maggior forza e sicurezza contro il regno delle tenebre così da trapassarlo e disgregarne la potenza. Tale punto varia da individuo a individuo, ma potrebbe consistere nel dire la verità. Com’è che possiamo anche noi dirla? Per timore, per esempio. Abbiamo commesso qualche errore e vediamo avanzarsi le spiacevoli conseguenze; allora cerchiamo si scansarle; mentendo. Oppure: si scherza su qualche cosa, si lanciano frizzi all’indirizzo di una persona; si motteggia sulla religione, o su qualcosa d’altro. Allorché uno si rivolge a noi, si dovrebbe rispondere a tono. Ma si ha soggezione dei visi canzonatori che ci stanno d’attorno e si rinnega la propria convinzione. Anche la vanità può portare a mentire. Per essa si vuole essere tenuti in gran pregio in casa o presso i compagni. A questo scopo, ciò che siamo in realtà e ciò di cui siamo capaci non basta; gli altri potrebbero dire che non è niente di speciale. Allora ingrandiamo le cose. Se poi uno è anche invidioso e geloso allora egli abbassa gli altri quando sono più capaci, più ricchi, più forti. Oppure si vorrebbe vincere al gioco e a tale scopo si presenta la realtà in modo diverso da com’è realmente. Perfino la fedeltà può indurre alla menzogna: quando, per esempio, un amico è in necessità e ci crediamo in dovere di aiutarlo con una bugia.
Romano Guardini Lettere sull’autoformazione, Brescia 1994, Morcelliana p.17-18
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