Ma noi abbiamo anche un corpo. Non lo possiamo dimenticare. Quando l’uomo è abbattuto che cosa fa il corpo? Si accascia. Ma se l’uomo è lieto,il corpo si erge. Questa è la gioia del corpo:un comportamento energico. Questo deve essere l’esercizio:mantenerci eretti. Il capo alto, la fronte aperta in piena luce,le spalle indietro. Sciolti nell’andare, e quando sediamo, non appoggiati senza necessità. Però dobbiamo essere eretti dal di dentro, non solo esternamente. Il corpo vuol sempre lasciarsi andare; e preme su se stesso e tutto diventa ottuso e pesante. Perciò star dritti anche nell’intimo. E quando siamo abbattuti, proprio allora occorre tenerci eretti. Fortemente eretti di dentro e di fuori: puri, quindi, nell’anima. Se entriamo in una camera ammuffita, spalanchiamo porte e finestre, facciamo entrare aria, luce, e poi, mano alla scopa, spazziamo:fuori tutti quei grigi oggetti polverosi, fuori! Proprio così devi comportarti con la stanchezza della tua anima, finchè tutto sia chiaro e fresco. Ciò fatto, di che si tratta? Domandati. Di questo? Volentieri! E all’opera coraggiosamente.
Ancora una cosa però: ci si deve anche preoccupare di avere nella propria camera una sorgente di gioia. Che mai? Può essere una pianta viva. La pianta allieta perché in essa senza posa qualche cosa cresce, e verdeggia, e fiorisce. Oppure un quadro allegro, una veduta di paesi attraverso i quali una volta tu abbia vagabondato. Riempiti gli occhi di tale visione di tanto in tanto. Com’è ampio! Com’è fresco il bosco, e chiaro il cielo! Come sono libere le cime. Questo è mio tutto mio. O una canzone. Cantala per te. E tutto in te si farà chiaro. O una bella poesia: agisce come una bevanda fresca in un lungo viaggio in mezzo alla polvere. E poi di nuovo all’opera!
Romano Guardini Lettere sull’autoformazione, Brescia 1994, Morcelliana p.11-12
Ho usato - in modo molto ampio - i tuoi "spunti"
RispondiEliminagrazie!