Quindi: io devo fare questo ora «Sì, Signore, volentieri». Quest’ultima parola decide tutto, e ciò che importa. Non a malincuore; non perché si deve; non zoppicando e fiacchi; ma volentieri. Questa parola bisogna però dirla col cuore, non solo col pensiero o semplicemente con le labbra. Bisogna dirla con la volontà. E, anzi, sempre più profondamente. Capisci? Sempre più profondamente deve penetrare nel cuore. Poiché, nell’intimo, c’è ancora molta riluttanza e molta resistenza. Bisogno dissolverle con la parola «volentieri» la dove ci sono ancora, in noi, delle ottusità e delle inerzie, essa deve penetrare col suo splendore come una chiara, forte luce; sempre più profondamente, sempre più rapidamente, finché sia tutto fulgente di fronte a Dio l’«io voglio Signore». Allora sarai lieto. Tutta l’anima di Gesù era schietta, gioconda prontezza:«Che io compia sempre la volontà del Padre mio». E poi se prendi la mosse da un tale «volentieri» lavoro, compiti, intraprese, giochi, rinunce,vengano pure. Credilo: avrai la forza gioiosa che sarà pronta a tutto, incondizionatamente. Dio è proprio lì dentro. Certo, questa disposizione d’animo deve essere sempre rinnovata,specialmente se è difficile; se il primo slancio si arena, se qualche cosa si frappone, ripeti:«Che importa? Volentieri!», e all’opera.
Romano Guardini Lettere sull’autoformazione, Brescia 1994, Morcelliana p.10-11
Volentieri... parola dal sapore antico che sento e uso molto di rado.... bella però!
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