(….) dobbiamo diventare liberi; solo l’uomo libero può dare come si conviene. La Sacra Scrittura parla della«libertà dei figli di Dio». Il che significa che noi non siamo i servi delle cose, ma padroni. Se uno è attaccato a un libro da non poterlo dare via, allora non è il libro che gli appartiene, ma piuttosto egli appartiene al libro. Se qualcuno non sa separarsi da un pezzo di cioccolata o da una mela, egli ne è il servo. Ma i figli di Dio devono essere signori delle cose; devono poterne liberamente disporre. «Esser povero» è anche possedere, come se nulla possedessimo. Un modo per provare tele disposizione è appunto il dono. Può donare con animo lieto solo colui che è libero, signore delle cose. Viceversa; non c’è nessun miglior modo per liberarsi delle cose, che donare di buon animo. E sappiamo, nell’intimo, che ciò che viene donato per amore, non è perduto nemmeno per chi dona. Noi siamo consapevoli che dare non è perdere, perché l’amore custodisce.(….) Sì, il dono è completo se colui che lo riceve non l’avverte in particolare come dono fatto proprio a lui, se lo può raccogliere con la stessa naturalezza con cui riceviamo ogni giorno, dalla mano di Dio, luce e calore, e il battito del nostro cuore e tutto ciò che vive in noi, e gli uomini che ci circondano.
Romano Guardini Lettere sull’autoformazione, Brescia 1994, Morcelliana p.34-36
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