In
questi giorni, per ragioni di studio mi trovo a leggere un libro
molto interessante di Carlos Marti Aris, ”Le variazioni
dell'identità”, che parla del concetto di tipo in architettura.
Che
cosa è un tipo? In architettura, come nel linguaggio comune,
possiamo dire che “esso equivale a una forma generale o a un
insieme di proprietà che sono comuni a un certo numero di individui
o di oggetti”, ma che non si identifica mai completamente in uno di
essi.
Mi
sono imbattuta in questo paragrafo:
“così
scrive Bertrand Russell: “Esaminando le parole comuni, vediamo che,
in linea generale, i nomi propri stanno ad indicare i particolari,
mentre altri sostantivi, aggettivi, preposizioni e verbi stanno a
indicare gli universali […] “. […] In effetti, tutto quanto
può essere denominato da un sostantivo, contiene il germe di un'idea
che non si esaurisce nel fatto particolare in cui si manifesta.”
(tratto
da: C. Martì Aris, Le variazioni dell'identità. Il tipo in
architettura, Milano: Cittàstudi, 1990)
Ragionando
al di là delle questioni legate alla teoria dell'Architettura,
questa affermazione mi fa pensare allo straordinario valore che ha il
nome proprio di ciascuno: io mi identifico nel mio nome e in tutte
quelle caratteristiche che, insieme, definiscono la mia persona e
solo la mia. Questo mi permette di esistere e di essere unica, ma,
contemporaneamente, mi riportano ad un Universale e ad un ideale, che
riconosco in Gesù, che ha manifestato in carne ed ossa quella
perfezione a cui ciascuno di noi cerca di assomigliare!
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