(http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-05-22/sulla-strada-nessuno-davvero-081927.shtml?uuid=AahOJTZD).
Viene riproposto un brano scritto da Franco Lucentini nel 1945, dove si legge:
“«Uomo comune» traduce l'espressione inglese Man Of The Street più esattamente che non «uomo della strada»”
In inglese, insomma, l'uomo è visto come un individuo che cammina da solo ed è rappresentato tramite oggetti che caratterizzano la sua individualità (il giornale, l'ombrello,...).
Lucentini osserva, però, il carattere aggregativo dell'uomo italiano e attribuisce questo fatto alla paura che deriva dal camminare in solitudine:
“Di qui la sua tendenza a farsi accompagnare, a «fare un pezzo insieme», a correre dal parente, dal conoscente, dall'amica, dall'amico, dal nemico, pur di non restar solo, di non dover fare la strada da solo.”
Esco di casa, cammino e mi guardo attorno: incrocio gruppetti di ragazzi o di colleghi, gente che telefona, qualcuno che legge, tanti che ascoltano musica con le cuffiette.
Oggi siamo sempre più impegnati a tenerci occupati così, come per riempire tempo e spazio “vuoti” non più tramite relazioni con l'altro, ma con cose, forse proprio quelle cose che, con buona pace per l'ombrello del gentleman inglese, caratterizzano ora il nostro essere individui sulla strada.
Riassumendo: La paura della solitudine resta, ma forse stiamo sostituendo il “compagno di viaggio” con oggetti e strumenti di intrattenimento.
O, chissà, forse è proprio la nostra fretta o poca voglia di ascoltare e stare insieme a costringere l'Altro a scegliere questi mezzi...
In fondo, una vita condivisa può aiutare “l'uomo comune” a crescere nella propria personalità molto più che un lettore mp3 o uno spazzolino da denti.
In questi ultimi giorni di Avvento, quindi, l'augurio è quello di accompagnarci reciprocamente nello scoprire in Gesù l'Uomo per eccellenza e, in lui, il sogno che ha per ciascuno di noi un Dio che sulla strada non ci lascia davvero da soli!
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