lunedì 2 gennaio 2012

Un fratello pieno di contrasti

Testo di Christian de Chergé per l’80° compleanno di frère Luc: 31 gennaio 1994






Lei non ama i panegirici, frère Luc. Neanch'io. Ed è troppo presto per pronunciarli. Lei mi ha dichiarato in questi giorni che in ogni parola di uomo, c’è il sessanta per cento di falso. Come posso allora rischiare una parola su di lei con qualche possibilità di dire cose giuste? Ma il silenzio sarebbe meglio? Il silenzio è forse sempre vero al cento per cento? Ne dubito ...
La via d'uscita da questa impasse mi è dato da quello che lei è, e che costituisce, ai miei occhi, la sua ricchezza e la sua lezione: un uomo pieno di contrasti!
Poter dire di lei sia una cosa che il suo opposto, è ciò che riduce notevolmente la percentuale di errore.
Mi sembra di fatto, che la densità della sua presenza tra di noi tragga una buona parte del suo sapore dalla consistenza di questa mescolanza. E la miscela di questi contrasti non rassomiglia forse a quel sugo che lei prepara in cucina e di cui conserva il segreto e che mantiene ai cibi la sincerità delle vivande naturali?
Per noi monaci di coro c'è questo primo contrasto coltivato con la massima cura ormai da più di cinquant'anni: un’ottima cultura medica abilmente smentita da una gelosa fedeltà agli usi e alle consuetudini del suo stato di fratello converso. "Sarebbe potuto diventare un grande abate, e anche - chi lo sa? - un abate generale", dicono i nostalgici, proprio quelli, senza dubbio, di cui lei penserebbe che si sbagliano per il sessanta per cento.
Più comunemente, c’è in lei un netto contrasto tra un temperamento capace di violenza, che ha bisogno a volte di tutto il suo il coraggio per dominare i suoi impeti, e questa ondata di tenerezza, nata dal nulla, che la lascia senza difesa di fronte alla sofferenza di un bebè e anche proprio disarmato di fronte alle incessanti richieste dei bambini, o a quelle delle donne, non meno ingombranti...
Mi sembra ancora di sentire questo "dialogo": "No! è finita! Io me ne frego.., sei una bugiarda!" ecc. La porta sbatte. La donna suona di nuovo. Lei apre. "Non hai ancora capito? Vattene! "ecc. ecc. Ma questa volta la porta rimane aperta. Lei le volta la schiena. La donna la segue. Lei entra nel suo "gabinetto medico" e, senza nemmeno voltarsi indietro: "Beh, tesoro mio,, che cosa c’è?".
Anche il contrasto tra questo respiro affannoso e doloroso che ci fa tutti trattenere il fiato e soffrire con lei, pronti a rendere l'anima assieme alla sua ... e quel fondo di salute di cui non esiste più lo stampo, che le consente di andare e venire mille volte al giorno e di ricominciare nuovamente il giorno dopo. Tanto che vien voglia di chiedersi se lei non soffre piuttosto di un eccesso di respiro. In ogni caso, lei avrebbe sicuramente fatto il giro del mondo soltanto circolando dal suo dispensario al deposito delle medicine o al fornello della cucina… e salito ogni anno l’Himalaya, quando nel passato aggiungeva uno dopo l’altro tutti quei gradini delle scale.
Contrasto anche tra ciò che potremmo chiamare, utilizzando un bell’eufemismo, il disordine della sua cella, che sfida qualsiasi visita regolare, e questa memoria intatta, che la porta direttamente al posto esatto della medicina precisa che sta cercando. Si potrebbe giurare che quei vuoti di memoria di cui lei si lamenta volentieri, sono anch’essi rubricati e situati al posto giusto.
Contrasto - e mi fermo qui – tra quello che da un lato tutti chiamano il suo pessimismo (forse oscura eredità del suo atavismo lionese?):…tante diagnosi inconfutabili sulla natura di un male fisico non la portano certo a fare pronostici allegri sulla salute degli esseri umani che vivono in società, in particolare nella società algerina, specialmente in questo momento, e anche nella società monastica…E poi, dall’altro lato, questa fiducia sconfinata nella misericordia che le restituisce uno sguardo di bambino, e la conservano così sensibile a tante sofferenze, soprattutto quando sono provocate da ingiustizie, o oggetto della cattiveria degli altri. Lei non può sopportare la disgrazia dei deboli che subiscono abusi, anche se poi li lascia abusare a loro volta della sua propria debolezza, così facile da sfruttare.
Contrasti, quindi ...
Ma tutto questo è molto simile al contrasto dei colori di un tramonto. Tutti sanno che lei ama quelli di qui, e da molto tempo, e sera dopo sera. Non è questa una buona maniera per prepararsi al proprio tramonto? E c'è anche la sua predilezione per le luci e le mezze tinte dell'autunno. Questo è probabilmente ciò che ci permette di godere del suo autunno
E di dirle il nostro grazie, frère Luc, per lasciarci lo spettacolo.
GRAZIE per essere qui, così com'è, come una promessa tranquilla del giorno che deve venire, e il segno vivente che questo giorno è già cominciato nel dono di un bel tramonto.
GRAZIE per questa giornata di oggi, e grazie a tutti coloro che sono venuti ad accoglierla con noi.
E, per restare su un’immagine culinaria e insieme comunitaria, grazie per essere "qui e ora", tra noi, "ciò che lega" l’uno all’altro!
Tibhirine, 31 gennaio 1994.

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