domenica 18 dicembre 2011

Dio vuole la vita

TESTAMENTO SPIRITUALE DI FRÈRE LUC
Manoscritto di Frère Luc (8 marzo 1994), Tibhirine.


"Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà".




L’obiettivo di questa sentenza è quello di salvare la propria vita: Dio per noi vuole "la vita".
Salvare la propria vita è inserirla al suo giusto posto; il nostro problema è quello di essere situati giustamente, vale a dire connessi. Ciò che ci fa vivere è la relazione. Non possiamo trovare in noi stessi quello che ci è necessario per vivere, la morte è la cessazione delle relazioni. La fede ci dice che la via d’uscita è la relazione con Dio, una relazione che riceve la promessa di essere indistruttibile, se lo vogliamo. Il sole della nostra vita si definisce come uscita da sé, perché restare in se stessi equivale a rimanere nell'orbita della morte.
Voler salvare la propria vita è prendere noi stessi come centro - è perdere. La solitudine del seme è la morte; un frutto che viene fuori dal seme è salvato.
Dilemma della vita cristiana: la paura o la fede. È la fede che salva, non la paura. La fede consiste nel dare fiducia a qualcuno o a qualcosa che è fuori di noi.
“Rischiare la propria vita” non ha valore.
Per causa mia, perdere la propria vita per Cristo significa “donare la propria vita per amore”.
La salvezza ci viene da altri, che sono per noi la presenza di Dio, che chiama alla vita. Se la fede salva, è perché rivolge il nostro sguardo verso un altro, creando così una relazione che ci strappa dalla nostra solitudine mortale.
Ogni volta che noi abbandoniamo la preoccupazione di noi stessi per occuparci di un altro, noi viviamo questa fede, che è, forse a nostra insaputa, fede in Dio, “perdere la propria vita per Cristo”. Ricevendo la vita da altri, ritroviamo la nostra verità originaria: noi non ci siamo dati la nostra vita. Voler risparmiarla ci pone in contraddizione con la nostra creazione. Se si vuol essere felici, si va diritti verso la delusione, l’infelicità.
“Se vuoi essere felice, rendi felice qualcuno”. Da parte nostra lo scambio è solamente il dono. Il contraccambio del dono non dipende da noi ed è qui che si gioca la fede, saltando nel vuoto.
Non si tratta di credere che l’altro ci contraccambierà, che avremo una ricompensa: questo sarebbe voler salvare la propria vita. Se l’altro non risponde, non importa niente: è nell’atto stesso del donare che troviamo la “vita”.
Perdere la propria vita: Cristo non vive per se stesso ed è per questo che noi troviamo la nostra salvezza vivendo per Lui, vale a dire per i suoi fratelli che sono anche i nostri.

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